23/04/2022
Deindicizzazione: cos'è e perché conta

Negli ultimi anni, il tema della protezione dei dati personali è diventato uno dei più importanti e discussi dell'ambiente virtuale.

Indice
Introduzione
Da dove nasce il diritto alla Deindicizzazione?
Che cos'è la Deindicizzazione e perché differisce dalla cancellazione dei dati
Deindicizzazione e diritti collegati
Deindicizzazione: lo sfondo psicologico
Deindicizzazione e protezione dei dati personali
Deindicizzazione: come chiedere la rimozione dei propri dati in reteIntroduzione

Dall'identità web alla reputazione online, ognuno di noi è sottoposto a un'enorme quantità di informazioni che possono essere considerate sensibili e non. Google, o qualsiasi altro motore di ricerca, è in grado di memorizzarci in ogni modo possibile e tenere traccia di noi anche senza il nostro consenso. C'è qualcosa che si può fare a riguardo? La risposta a questa domanda, purtroppo, non è univoca. Il processo noto come deindicizzazione può essere usato da chiunque per proteggere la propria presenza online, nascondendola alla discovery dei motori di ricerca e molti altri database. Ma vediamo di procedere con ordine e fare chiarezza.

Da dove nasce il diritto alla Deindicizzazione?

Il diritto alla Deindicizzazione deriva dall'articolo 12 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, ed è stato interpretato dalla Corte Europea dei Diritti Umani (ECtHR) in casi come Axel Springer AG contro la Germania e Delfi AS contro l'Estonia. In effetti, il diritto a deindicizzare è radicato tanto nel correlato diritto alla vita privata quanto nel più ampio diritto alla libertà di espressione.

A voler essere più precisi, la deindicizzazione rappresenta una delle più grandi controversie ruotanti intorno alla legge di Internet. Tale concetto è strettamente vincolato alla possibilità, riconosciuta in capo a ogni soggetto, di chiedere la rimozione di dati e informazioni personali, presentando apposita richiesta. La negazione di tale diritto non è contemplata, se non a fronte di circostanze oltremodo limitate.

Che cos’è la deindicizzazione e perché differisce dalla cancellazione dei dati

Esiste una grande differenza tra rimozione dei dati e deindicizzazione degli stessi. In linea generale, siamo soliti chiedere la cancellazione delle nostre informazioni a tutti quei database che ne conservano il contenuto oltre il tempo previsto per l’esecuzione delle finalità a cui sono destinate. La deindicizzazione invece è un procedimento che permette di evitare il collegamento tra la notizia concernente i nostri dati e il sito in cui sono collocati.

Immaginiamo ad esempio di essere i protagonisti di un articolo di una rivista online che vorremmo non apparisse più nella SERP di Google. In questo caso, la deindicizzazione non punterebbe a cancellare l’articolo pubblicato, ma semplicemente a fare in modo che il motore di ricerca, esterno al sito della rivista, lo mostri al pubblico. In altre parole, deindicizzare significa eliminare quel collegamento che riporta ad una precisa pagina che contiene ciò che vorremmo non si sapesse più, ma senza eliminare il contenuto.

Deindicizzazione e diritti collegati

L'origine di una controversia legale su tale questione, in verità, non è del tutto chiara, ma sembra essere l'estensione logica di altre due dottrine dominanti: il diritto all'oblio e il diritto di controllare le proprie informazioni. Il diritto di controllare le proprie informazioni è relativamente incontrovertibile nella maggior parte dei Paesi – in altre parole, è universalmente riconosciuto il fatto che ogni persona è la sola titolare delle informazioni ad essa riferibili, e a nessuno dovrebbe essere concesso di usarle senza il suo permesso. Il diritto all'oblio, invece, ha guadagnato consenso soprattutto come modo di proteggere i bambini che cadono vittime di bullismo o molestie online.

Tuttavia, quando queste due grandi branche del diritto, se così si può dire, si combinano con le governance dei motori di ricerca come Google, nascono direttamente questioni legate alla libertà di parola. Se diventasse illegale mostrare nella SERP certi tipi di risultati, questo non costituirebbe forse una censura? E se qualcuno fosse in grado di nascondere crimini o comportamenti non etici chiedendo che le tracce di essi vengano rimosse dai motori di ricerca? Da queste domande si evince il fatto che la complessità intorno al tema della deindicizzazione si acutizza in relazione alle sotto-questioni da essa scaturenti, specie se veicolate da altri diritti paritari che bisogna bilanciare in maniera oculata.

Deindicizzazione: lo sfondo psicologico

Di fronte a un web in costante espansione, conoscere il perimetro entro il quale si risolvono i nostri diritti di de-indicizzazione è di fondamentale importanza.Tutti abbiamo avuto a che fare con la frustrazione e l'imbarazzo di cercare il nostro nome su Google, solo per avere una risposta inequivoca su ciò che la rete conosce di noi. Forse è un vecchio profilo di social media che pensavamo fosse scomparso da tempo, o forse è qualcosa di ancora più imbarazzante: quel che resta è il comune denominatore di scoprire qualcosa di noi in rete che vorremmo non si sapesse!

Probabilmente, questo spiega la ragione per la quale, quando la Corte di Giustizia Europea ha emesso la sua decisione che i cittadini dell'UE hanno il diritto legale di de-indicizzare i dati personali obsoleti dai motori di ricerca, molte persone hanno esultato.
Gli Stati Uniti attualmente non offrono un diritto simile, ed è stato suggerito che questo potrebbe essere una violazione dei nostri diritti di libertà di parola del primo emendamento. Ma con l'evolversi della tecnologia, si sono trovati sempre più modi per mantenere informazioni obsolete e imprecise, prontamente disponibili attraverso i risultati di ricerca. In alcuni casi, queste imprecisioni possono portare a conseguenze reali, come la perdita di opportunità di lavoro o addirittura la discriminazione vera e propria. Nel nostro mondo sempre più digitale dove condividiamo più informazioni che mai, la domanda vera diventa: come bilanciare il diritto alla privacy con il diritto alla libertà di parola?

Deindicizzazione e protezione dei dati personali

Il diritto alla protezione dei dati personali negli anni ha ottenuto sempre maggiori accuratezze di tutela, al punto da cristallizzarne i dettami nelle seguenti indicazioni:

  • è necessario adottare liceità, correttezza e trasparenza nel trattamento dei dati;
  • le informazioni devono essere trattate solo per finalità specifiche ed esplicite;
  • si chiede una precisa proporzionalità tra i dati richiesti e quelli utili alla finalità perseguita;
  • i dati vanno conservati solo fino al tempo necessario della realizzazione dello scopo a cui sono destinati;
  • è necessario conservare con cura le informazioni e aggiornarle, se del caso.

Tuttavia, potrebbero esserci molte ragioni per cui voler richiedere che i propri dati vengano deindicizzati da un motore di ricerca, o un database, e molte di queste sono perfettamente legittime. Talvolta, si tenere la propria vita privata separata da quella lavorativa, talaltra ci si potrebbe sentire inadeguati rispetto a un’immagine in rete che non ci piace. Qualunque siano le ragioni sottese a questa scelta, è importante sapere se è il caso di chiedere la rimozione delle proprie informazioni personali o la deindicizzazione delle stesse, da qualunque sito online che ne esponga il contenuto senza autorizzazione.

Deindicizzazione: come chiedere la rimozione dei propri dati in rete

Come si evince da questa disamina sul diritto alla deindicizzazione, che vuole essere soltanto uno spunto riflessivo sul tema e non vanta pretese di esaustività, ogni persona può avere più motivi per chiedere la rimozione dei propri dati in rete. Per farlo basta eseguire alcuni passaggi preliminari. Prima di tutto: assicuratevi che ciò che state guardando sia un'informazione pubblicamente disponibile. Potrebbe sorprendervi, ma ci sono alcune cose che non sono di dominio pubblico, come il numero di telefono, l'indirizzo e-mail, il luogo di lavoro o l'indirizzo di casa.

Il fatto che informazioni sensibili siano nascoste a Internet non significa, però, che le stesse non siano custodite all’interno di precisi database a cui avete in qualche modo partecipato concedendoli spontaneamente. In quest’ultimo caso, dunque, non dovete rivolgervi al motore di ricerca ma all’amministratore del sito/archivio che conserva i vostri dati.
Pertanto, ogni qualvolta vi venga richiesto il rilascio di dati sensibili, assicuratevi sempre di sapere il luogo, il modo e il tempo in cui verranno conservati, inclusa la procedura di rimozione degli stessi. Vi sarà utile in futuro in caso di “pentimento” per averli concessi.

Un’ultima considerazione merita il diritto all’informazione pubblica. Se siete stati protagonisti o vittime di un reato, ad esempio, il diritto di cronaca e quello all’informazione potrebbe prevalere su ogni altra pretesa giuridica personale, causando un bilanciamento di interessi difficile da operare. In questi casi la strada per la rimozione delle proprie informazioni potrebbe essere più complessa del previsto. Quel che si consiglia di fare, in ipotesi di questo tipo, è quello di farsi assistere da un legale durante la procedura di richiesta.

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