“Nessun metodo come metodo, nessun limite come limite.” Bruce Lee
A cura di Gianluca Tirozzi
Indice
Introduzione
Operazioni multidominio: cenni agli scenari futuri
Il concetto di Operazione Multidominio
Gli attori delle operazioni multidominio
La Convergenza delle operazioni Mdo
Bitcorp e le operazioni multidominioIntroduzione
Il tema dell'ambiente della guerra multi-dominio si riferisce all'inclusione di reti e domini spaziali che si uniscono ai classici domini di terra, mare e aria, ed hanno iniziato a stimolare vigorosamente discussioni teoriche, nonché a rivelare la prima soluzione capacitiva dell'alleanza Atlantica sin dai primi anni del 2000. Vero è che il passaggio dall'era industriale a quella digitale ha modificato e ampliato la definizione dei campi di operazione militare ed esteso la natura delle aree dimensionali del conflitto.
Al giorno d’oggi, una operazione militare potrebbe dover operare in un ambiente chiamato Multi Dominio, trad. di Multi-Domain, acronimo Mdo. In aggiunta ai tre domini fisici classici, terra, mare e aria, che hanno guidato il funzionamento delle forze armate dalla seconda guerra mondiale in poi, si sono uniti i domini cibernetico e spaziale, i quali hanno acquisito un'importanza decisiva e crescente, tale da indurre anche in Italia alla costituzione di due specifici reparti operativi interforze a livello di grande unità, il Comando Operazioni in Rete (COR) e il Comando Operazioni Spaziali (COS) alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore Difesa.
Se ne deduce che le Forze Armate hanno dovuto rimodulare le proprie competenze ed essere in grado di svolgere una partecipazione continua e simultanea in tutte e cinque le aree di operazioni. A questo dato si aggiunga che tutte e quattro le Forze Armate hanno dovuto imparare ad essere pronte al fatto di garantire abilità adeguate al cambiamento tecnologico, senza che le dimensioni professionali già acquisite in precedenza venissero completamente pregiudicate, semmai integrate.
Al riguardo si è potuto osservare i considerevoli progressi di Esercito, Marina Militare e Aeronautica mentre una battuta d’arresto ha invece caratterizzato l’Arma dei Carabinieri, di fatto la più avvezza alle operazioni cibernetiche stante la sua funzione di polizia che già dagli anni ’50 le aveva fatto prendere dimestichezza con intercettazioni telefoniche e ambientali e dunque col concetto di vulnerabilità dei sistemi e delle infrastrutture alla base di ciascuna operazione cyber.
Nonostante un simile vantaggio e la presenza di specifici reparti tecnici in seno alla forza armata, i Carabinieri non paiono aver assunto un ruolo trainante nella costituzione del COR. In questo caso è risultata pagante la maggiore attitudine alla ricerca, non dovendo fare i conti con il carico operativo quotidiano, che invece ha caratterizzato nel settore le altre Forze Armate, grazie a sviluppate competenze in ambito matematico (crittografia) e ingegneristico.Operazioni multidominio: cenni agli scenari futuri
Corroso dal salto di questa generazione, adesso il militare che agisce in un ambiente multidominio familiarizza con determinate complessità. La multidimensionalità ha coinvolto anche la natura del bersaglio, divenuto spesso un ibrido che combina elementi fisici e virtuali.
In tema di operazioni multidominio, essere in grado di prevedere gli scenari futuri, cercando di colmare il divario tra la velocità delle nuove minacce e delle minacce tradizionali e la conseguente adattabilità, richiede di pensare al futuro in modo distaccato rispetto alle soluzioni classiche ordinarie, rivedendo con attenzione i nuovi risvolti evolutivi in fatto di offesa e difesa. In particolare, le sfide delle operazioni multidominio vanno ben oltre la semplice acquisizione di piattaforme e software all'avanguardia, perché ci troviamo di fronte ad un nuovo modo di affrontare il concetto stesso di “campo di battaglia”, o “teatro operativo”, sia in termini fisici che temporali.
Un ruolo fondamentale è giocato in questa sfida dall’interazione indispensabile tra Forze Armate, comunità scientifica e mondo industriale nazionale. Fare riferimento al mercato non solo non garantisce la migliore delle soluzioni, spesso divulgate allorquando ritenute obsolete nelle nazioni ove sono state sviluppate (prevalentemente “anglosfera” e Israele), ma espone la nazione acquirente a facili possibilità di sabotaggio di quelle tecnologie, mediante backdoor molto spesso realizzate ad hoc, e dunque ad una efficacia limitata del proprio potere d’azione militare.
Per questo risulta indispensabile una comunità nazionale di sviluppo, che veda partecipi sinergicamente attori finanziari, industriali, accademici e militari, orientata ad una reale competitività italiana negli ambiti cyber e spaziale, concetto che stenta a trovare il sostegno concreto di una visione politica che sappia passare dalle parole ai fatti. Fatti che si configurano in finanziamenti alla ricerca di settore, alla costituzione di percorsi di studio orientati in tal senso ed alla protezione di quelle aziende che, con competenza, si confrontano con un simile mercato.Il concetto di Operazione Multidominio
Come apprendiamo dal paper ufficiale dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, III Reparto Pianificazione Generale e Finanziaria Ufficio Innovazione, dal titolo: “Muti-Domains Operation, approccio concettuale” del 2020, i classici metodi lineari e "geometrici" per l’identificazione del campo di battaglia, controllati da parametri quali distanza, luogo e tempo di percorrenza, devono essere modificati e ampliati, per adattarsi meglio alla nuova conformazione del teatro operativo.
Il dominio cibernetico e il dominio spaziale devono oggi essere necessariamente compresi ed esplorati dai comandanti di reparto di ogni ordine e grado, così da poter divenire ruolo di guida ai diversi livelli di difesa, penetrazione e offesa, dunque sul piano strategico, operativo e tattico.
Appare decisamente ambizioso per le Forze Armate italiane, in questa fase di sviluppo autonomo di tecnologie, parlare di operazioni multi-dominio di tipo esteso, avendo limitate capacità cyber e limitatissime capacità spaziali, pur vantando eccellenze di settore che se sostenute da uno specifico piano di investimenti potrebbero esprimere delle eccellenze considerevoli.Gli attori delle operazioni multidominio
Com’è facile intuire, lo scenario di riferimento che coinvolge gli attori delle operazioni multidominio è fortemente e continuamente competitivo. Gli Stati dominanti, in particolare, in qualità di primi interessati al fenomeno in esame, cercano sempre di proteggere i propri interessi nazionali utilizzando strumenti di potere morbidi, rigidi e intelligenti, tessendo così una fitta rete di relazioni con altri attori, statuali e non, il cui risvolto relazionale può rientrare in queste quattro macro-categorie: cooperazione, competizione, confronto e conflitto armato.
É proprio questo l’elemento che ancora stenta a mettersi in moto in Italia, una sorta di incapacità a concepire lo sviluppo del Paese come qualcosa di autonomo e non etero-differibile, qualcosa che può essere costruito mantenendo entro i confini nazionali le nostre eccellenze intellettuali ed imprenditoriali, usando capitali italiani in modo snello e trasparente.
Anche il modello della Difesa deve imparare ad osare di più, creando percorsi di arruolamento ad hoc per competenze specifiche, non solo in termini di incarico tecnico anziché operativo (gli ottimi ufficiali del Ruolo Tecnico) ma anche in termini di attribuzione stipendiale, tale da invogliare l’hacker, il fisico, il ricercatore 25nne italiano, caratterizzato da un indiscutibile CV, a scegliere lo Stato anziché una multinazionale americana.La Convergenza delle operazioni Mdo
Da un punto di vista meramente accademico, immaginando una aggressione multi-dominio posta in essere da una nazione avanzata in danno del nostro paese, si dovrà necessariamente immaginare una contrazione dei tempi dell’offesa tra la sua decisione e i primi effetti sul bersaglio. Se un tempo l’incedere della fanteria richiedeva giorni, talvolta settimane prima che essa giungesse ad assestare i primi colpi sulle difese del nemico, oggi attraverso la rete vi è la possibilità di mandare in blackout una capitale nemica nell’arco di un click.
In tale quadro, l’optimum per una operazione offensiva multi-dominio sarà quello di anticipare il nemico su tutti i domini interessati dall’operazione.
Da ciò si evince che la vera sfida, nella gestione di una operazione multidominio, sarà quella di raggiungere la cosiddetta “Convergenza”, strategica, operativa e tattica. Ciò si traduce, dunque, in un controllo diretto della velocità con la quale si sviluppa l'offensiva, nel tempo in cui essa si consuma, nella strategia iniziale e nella esecuzione di azioni che si considerano imposte in un ambiente multidominio. Con lo sviluppo della dottrina, dobbiamo ora cominciare a cercare le abilità di Convergenza, la quale, scevra da soluzioni teoriche e possibili smistamenti degli interventi capacitivi, diventa la cosa più importante, nonché il giusto approccio psicologico, prima ancora che la tecnologia si adatti ad esso.
Proprio la complessità dell’azione multi-dominio, e la complessità di una “convergenza” multi-dominio, legata alle differenti velocità con cui si concretizza l’azione nei differenti domini, tutti i protagonisti in gioco cercano di evitare il più possibile simili conflitti, prediligendo l’efficacia del più flessibile confronto dinamico nel singolo dominio. Ove ciò non sia possibile la seconda strada prediletta si concretizza nella strategia volta al raggiungimento del "fatto compiuto" attraverso conflitti a lieve incidenza lesiva e a breve termine che si concretizzino in “operazioni pluri-dominio” fino a livello di complesso minore, pienamente rappresentati dalle azioni “clandestine”, appannaggio delle Forze Speciali (tier 1) e dalle “Operazioni Speciali” (tier 2).
Sotto tale profilo, tempo e spazio sono limitati e l’ambiente multi-dominio in uesto caso è strettamente correlato alle operazioni sul campo. Si pensi ad esempio ad un “man in the middle”, realizzato sfruttando con un micro-IMSI catcher tattico, inteso a captare una informazione essenziale in uno scenario black ops. In queste specifiche circostanze, cyber-operations, l’auspicata convergenza multi-dominio sarà sicuramente di più facile realizzazione. bitCorp e le operazioni multidominio
La nostra essenza di laboratorio creativo ha puntato a sviluppare una tecnologia che si presta perfettamente in quelle che possono essere considerate “operazioni pluri-domino”, ad esempio in ambito LRRP (Long Range Recon Patrol), strumenti realizzati attraverso il combinato di dematerializzazione circuitale e software proprietario, del tutte realizzate in house.
Proprio la continua ricerca sviluppata da Bitcorp, con il sostegno di Invitalia e dunque dello Stato, e la creazione di ritrovati tecnologici unici come il Trasport Encrypted Protocol, anch’esso spendibile nell’allestimento di reti di comunicazione sicure sul campo infra-team così come nell’ambito di una grande Unità, sia radio che web e fonia, rappresenta una dei primi modelli di sinergia Stato/Industria orientata all’acquisizione di capacità multi-dominio indipendenti.
Se vuoi sapere cosa possiamo fare per te, contattaci. Noi di bitCorp saremo lieti di darti una mano!